Tuo figlio fatica a trovare lavoro e si sente un fallito: cosa devi dirgli davvero per evitare di peggiorare tutto

Quando un figlio attraversa la fase delicata del passaggio dalla formazione al mondo del lavoro, il ruolo genitoriale si trova davanti a una sfida inedita. Non si tratta più di accompagnare un bambino o un adolescente, ma di sostenere un giovane adulto che sta costruendo la propria identità professionale in un contesto sociale spesso spietato. La frustrazione di non trovare immediatamente il proprio posto nel mondo lavorativo può erodere l’autostima fino a generare una spirale di insicurezza che paralizza ogni iniziativa.

Il peso invisibile del confronto sociale

La generazione attuale vive una pressione senza precedenti legata anche all’uso intensivo dei social media. Diverse ricerche mostrano che l’esposizione al confronto sociale online è associata a un aumento di sintomi ansiosi e depressivi nei giovani adulti, specialmente quando si percepisce che i coetanei hanno maggior successo sul piano accademico o lavorativo.

Molti under 30 italiani percepiscono un forte scarto tra le proprie aspettative professionali e le reali opportunità d’inserimento nel mercato del lavoro, con elevati livelli di insicurezza rispetto al futuro. Il figlio non sta semplicemente cercando un lavoro: sta cercando una conferma del proprio valore come persona.

Come genitori, il primo passo consiste nel riconoscere che questa difficoltà non rappresenta un fallimento personale, né suo né vostro. Nei paesi OCSE i tempi medi di transizione scuola-lavoro si sono allungati rispetto alle generazioni precedenti, con periodi più lunghi di precarietà e inattività. Normalizzare questo vissuto significa alleggerire il peso della vergogna che spesso accompagna l’incertezza professionale.

Oltre l’incoraggiamento generico: strategie concrete

Le frasi motivazionali tradizionali rischiano di sortire l’effetto opposto quando vengono percepite come vuote o distanti dalla realtà. La ricerca sulla motivazione mostra che il feedback vago è meno efficace del feedback specifico e focalizzato sul comportamento nel promuovere autoefficacia e impegno. Serve un approccio diverso, più concreto e radicato nell’osservazione reale delle competenze.

La tecnica dello specchio competenziale

Invece di lodare in modo astratto, provate a diventare osservatori attenti delle sue capacità effettive. Quando notate che risolve un problema pratico, che gestisce una situazione complessa o che dimostra una particolare abilità, verbalizzatelo in modo specifico: “Ho notato come hai affrontato quella situazione con metodo, analizzando tutti i fattori prima di decidere”.

Questo tipo di feedback descrittivo e orientato al processo aiuta il giovane adulto a costruire una mappa realistica delle proprie risorse, spesso invisibili ai suoi stessi occhi, e favorisce un senso di competenza interna.

Il valore dell’esperienza orizzontale

La ricerca della “strada giusta” può diventare paralizzante. Un approccio più funzionale consiste nell’incoraggiare esperienze diverse, anche apparentemente distanti dal percorso di studi. Il volontariato, i progetti personali, le collaborazioni temporanee anche non retribuite in ambiti di interesse permettono di accumulare competenze trasversali e di costruire una rete di relazioni.

Molte opportunità lavorative per i giovani passano attraverso canali informali e reti di contatti personali, sviluppati anche in contesti non strettamente professionali. Studi internazionali sul mercato del lavoro confermano che il capitale sociale e le reti informali giocano un ruolo rilevante nell’accesso al lavoro.

Ridefinire il concetto di successo

Una conversazione fondamentale riguarda la definizione stessa di realizzazione professionale. Spesso i giovani adulti inseguono modelli esterni senza interrogarsi su cosa significhi successo per loro personalmente. Come padre, potete facilitare questa riflessione condividendo la vostra esperienza senza imporla come modello: parlate dei vostri dubbi passati, delle strade non prese, degli errori che si sono rivelati opportunità.

Questo non significa sminuire l’importanza dell’autonomia economica, ma contestualizzarla all’interno di una visione più ampia che include il benessere psicologico, le relazioni significative e la coerenza con i propri valori. Modelli contemporanei di benessere soggettivo e di carriera sostenibile includono infatti dimensioni come salute mentale, significato personale e equilibrio vita-lavoro, non solo reddito o status.

Il dialogo che costruisce fiducia

La comunicazione efficace in questa fase richiede un equilibrio sottile tra presenza e distanza. Il giovane adulto ha bisogno di sentire che credete in lui, ma anche di avere lo spazio per costruire la propria strada senza sentirsi costantemente osservato o giudicato. La ricerca sulle relazioni genitori-figli in età emergente adulta evidenzia che supporto emotivo e autonomia psicologica sono entrambi predittori di migliore adattamento e benessere.

Domande che aprono spazi

Invece di chiedere “Come va la ricerca di lavoro?” (domanda che spesso genera chiusura), provate con:

  • “Cosa ti ha interessato particolarmente questa settimana?”
  • “Se potessi scegliere senza vincoli economici, a cosa ti dedicheresti?”
  • “Quale aspetto del tuo percorso di studi ti ha dato più soddisfazione?”
  • “Chi tra le persone che conosci fa qualcosa che trovi stimolante?”

Queste domande spostano l’attenzione dal risultato al processo, dall’ansia da prestazione all’esplorazione delle inclinazioni autentiche, in linea con gli approcci di orientamento vocazionale centrati su interessi, valori e significato personale.

Quando l’autostima si ricostruisce con i fatti

La fiducia nelle proprie capacità non nasce principalmente dalle parole ma dalle esperienze di successo, anche piccole. Nella teoria dell’autoefficacia, Albert Bandura sottolinea che le esperienze di successo come obiettivi raggiunti e compiti portati a termine sono la fonte più potente di senso di efficacia personale.

Il vostro ruolo può essere quello di facilitatore: aiutate vostro figlio a identificare micro-obiettivi raggiungibili e celebrateli senza enfasi eccessiva. Completare un corso online, stabilire un contatto professionale, migliorare una competenza tecnica sono passi concreti che, accumulati, costruiscono un senso di efficacia personale attraverso piccoli successi progressivi.

Cosa pesa di più quando tuo figlio cerca lavoro?
Il confronto con i coetanei
Le tue aspettative come genitore
La pressione dei social media
Il giudizio della società
La paura di fallire

Proponete sfide graduali che lo espongano a situazioni dove può sperimentare la propria competenza: coinvolgetelo in progetti familiari che richiedono le sue capacità specifiche, chiedetegli supporto in ambiti dove è effettivamente più preparato di voi. Questo riposizionamento relazionale, dove il figlio diventa risorsa e non solo destinatario di aiuto, può rafforzare l’autopercezione di competenza e responsabilità.

L’arte di sostenere senza sostituirsi

La tentazione di risolvere, di aprire porte attraverso le proprie conoscenze, di accelerare i tempi è comprensibile ma rischiosa. La letteratura sul rapporto genitori-figli in età universitaria e post-universitaria mostra che forme di iperprotezione genitoriale sono associate a minore autonomia psicologica, maggiore ansia e minore autoefficacia nei figli.

Ogni volta che vi sostituite a lui, rischiate di comunicare implicitamente che non lo ritenete capace di farcela da solo. Il sostegno più prezioso consiste nell’essere presenti emotivamente, nell’offrire prospettiva quando la frustrazione acceca, nel ricordare i punti di forza quando l’insicurezza prende il sopravvento, ma lasciando sempre a lui la responsabilità delle azioni e delle scelte. Questo tipo di fiducia operativa comunica in modo concreto la vostra reale convinzione nelle sue possibilità ed è coerente con l’evidenza che il supporto autonomizzante favorisce una migliore transizione all’età adulta.

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