Stai buttando soldi ogni volta che compri pesce surgelato, ecco cosa ti nascondono in etichetta

Quando acquistiamo una confezione di platessa surgelata al supermercato, convinti di portare a casa un prodotto genuino e leggero perfetto per la nostra dieta, raramente ci soffermiamo su un dettaglio fondamentale: quello che paghiamo non è sempre quello che mangiamo. Dietro le immagini patinate di filetti dorati e invitanti si nasconde una realtà ben diversa, fatta di strategie commerciali che pochi consumatori conoscono davvero.

La glassatura: l’acqua che pesa sul portafoglio

Il primo aspetto che merita attenzione riguarda un processo tecnicamente lecito ma raramente evidenziato in modo trasparente: la glassatura. Si tratta di uno strato di ghiaccio applicato intenzionalmente sui prodotti ittici surgelati per proteggerli dall’ossidazione e dalla disidratazione durante la conservazione. Il problema sorge quando questa pellicola protettiva rappresenta una percentuale considerevole del peso totale del prodotto.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i valori reali oscillano tra il 5% e il 15% del peso complessivo per i prodotti ittici surgelati come la platessa, secondo le normative europee che limitano proprio la glassatura per evitare frodi ai consumatori. Su una confezione da 400 grammi, ci ritroviamo quindi con 340-380 grammi di pesce effettivo. Il resto è acqua congelata, che paghiamo al prezzo del prodotto ittico. La normativa prevede che questa informazione debba essere indicata in etichetta, ma spesso appare in caratteri minuscoli o formulata in modo poco chiaro, rendendo difficile per il consumatore medio comprendere l’impatto reale sul proprio acquisto.

Additivi invisibili: i polifosfati sotto la lente

Oltre alla questione del peso, esiste un secondo elemento che merita approfondimento: l’utilizzo di additivi specifici nel trattamento della platessa surgelata. I polifosfati, identificati in etichetta con sigle come E450, E451 o E452, vengono impiegati per trattenere l’umidità e migliorare la consistenza del prodotto.

Dal punto di vista tecnologico, questi composti svolgono una funzione precisa: evitano che il pesce perda liquidi durante lo scongelamento, mantenendo un aspetto più invitante. Tuttavia, esistono aspetti nutrizionali che raramente vengono comunicati al consumatore. Studi scientifici hanno evidenziato come un consumo eccessivo di polifosfati possa interferire con l’assorbimento di minerali essenziali, in particolare calcio, magnesio e ferro. Per chi segue un’alimentazione controllata o presenta specifiche esigenze nutrizionali, questa informazione diventa rilevante. Eppure, le confezioni enfatizzano le proteine nobili e i grassi ridotti, mentre l’elenco degli additivi rimane confinato in una sezione secondaria dell’etichetta.

Il gioco delle porzioni: quando i numeri ingannano

Un terzo aspetto critico riguarda le dichiarazioni nutrizionali riportate sulle confezioni. I valori nutrizionali vengono generalmente calcolati sul peso nominale del prodotto, includendo quindi anche la glassatura e l’acqua trattenuta dai polifosfati. Le calorie dichiarate, le proteine per porzione e gli altri parametri nutrizionali si riferiscono a un prodotto che, una volta scongelato e cucinato, avrà caratteristiche significativamente diverse.

Chi pianifica con attenzione la propria dieta, magari contando le proteine giornaliere o controllando l’apporto calorico, si ritrova con dati che non corrispondono alla realtà del prodotto consumato. Una porzione dichiarata di 150 grammi potrebbe effettivamente fornire le proteine di 130-140 grammi di pesce, una volta sottratta la glassatura tipica.

Decifrare le etichette: strumenti pratici per il consumatore

La tutela dei propri diritti parte dalla consapevolezza. Esistono alcune strategie concrete per orientarsi meglio tra gli scaffali del reparto surgelati:

  • Verificare sempre la presenza e la percentuale di glassatura: cercare nell’etichetta la dicitura specifica, spesso riportata con formule come “peso netto sgocciolato” o “percentuale di glassatura”
  • Leggere attentamente l’elenco degli ingredienti: la presenza di additivi come i polifosfati deve essere dichiarata, ma richiede attenzione nella lettura
  • Calcolare il prezzo al chilogrammo effettivo: sottrarre mentalmente la percentuale di glassatura per comprendere il costo reale del prodotto ittico
  • Confrontare prodotti simili: non tutti i produttori utilizzano le stesse percentuali di glassatura o gli stessi additivi

Claim salutistici: quando l’enfasi nasconde l’essenziale

Le confezioni di platessa surgelata spesso presentano messaggi promozionali che enfatizzano il basso contenuto di grassi, l’alto valore proteico, la provenienza o la praticità. Questi elementi non sono necessariamente falsi, ma creano una narrazione parziale che distoglie l’attenzione da informazioni altrettanto rilevanti.

Un prodotto può effettivamente essere magro e proteico, ma se una quota significativa del peso è rappresentata da ghiaccio e se contiene additivi che modificano le caratteristiche organolettiche e nutrizionali, il consumatore merita di saperlo in modo immediato e comprensibile. La legislazione europea prevede che le informazioni nutrizionali siano veritiere e non ingannevoli, ma esistono margini interpretativi che permettono strategie comunicative più orientate al marketing che all’educazione del consumatore.

Quali alternative per un acquisto consapevole

Per chi desidera ottimizzare il proprio acquisto di prodotti ittici surgelati, esistono alcune alternative che meritano considerazione. I prodotti confezionati singolarmente permettono un controllo migliore delle porzioni effettive. Le confezioni che dichiarano esplicitamente l’assenza di additivi o una percentuale ridotta di glassatura rappresentano opzioni più trasparenti.

Anche il banco del pesce fresco, quando disponibile e di qualità certificata, offre maggiore controllo su ciò che effettivamente si acquista, anche se comporta una maggiore attenzione alla conservazione e ai tempi di consumo. La platessa resta un alimento valido dal punto di vista nutrizionale, ma l’acquisto informato richiede uno sforzo aggiuntivo da parte del consumatore. Conoscere i meccanismi che regolano il mercato dei prodotti ittici surgelati significa trasformare un gesto quotidiano come la spesa in un atto di tutela della propria salute e del proprio portafoglio. Le informazioni esistono, spesso nascoste tra le righe: imparare a trovarle fa la differenza tra essere consumatori passivi o protagonisti consapevoli delle proprie scelte alimentari.

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