Quando la nonna si mette sempre in mezzo tra genitori e nipoti adolescenti: cosa succede davvero nella mente dei ragazzi

Quando la nonna interviene costantemente per proteggere i nipoti adolescenti dalle conseguenze delle loro azioni o dalle responsabilità che i genitori stanno cercando di costruire, si innesca una dinamica familiare complessa che merita attenzione. Non si tratta semplicemente di troppo amore, ma di un vero e proprio cortocircuito educativo che può compromettere lo sviluppo dell’autonomia negli adolescenti e minare l’autorevolezza genitoriale.

Perché la nonna assume questo ruolo protettivo

Prima di giudicare o cercare soluzioni affrettate, vale la pena comprendere le motivazioni profonde che spingono una nonna verso questo comportamento iperprotettivo. Spesso si nascondono dinamiche psicologiche complesse che meritano rispetto e comprensione.

Le nonne di oggi hanno cresciuto i propri figli in un contesto sociale diverso, con una minore esposizione a stimoli digitali e a dinamiche legate ai social media rispetto all’attuale generazione di adolescenti. Il rapido cambiamento tecnologico e il ruolo dei social network sono percepiti come fattori di rischio aggiuntivi per i giovani, aumentando ansia e preoccupazione negli adulti che si prendono cura di loro.

In altri casi, il comportamento protettivo può rappresentare un tentativo, spesso non pienamente consapevole, di riparare vissuti personali legati alla propria esperienza genitoriale. Gli studi sulle relazioni intergenerazionali indicano che la qualità del rapporto che una madre ha avuto con la propria madre influenza lo stile genitoriale successivo: madri che ricordano di essere state accettate e sostenute tendono a essere più sensibili e meno invadenti, mentre livelli elevati di iperprotezione e del controllo eccessivo nelle generazioni precedenti si associano ad attaccamenti insicuri e maggior controllo. Questo supporta l’idea che i vissuti irrisolti della generazione precedente possano influenzare il modo in cui i nonni si rapportano ai nipoti.

L’impatto sugli adolescenti: conseguenze invisibili ma durature

Gli adolescenti necessitano di sperimentare errori e frustrazioni in un contesto sufficientemente sicuro per sviluppare resilienza, capacità di problem solving e senso di efficacia personale. Quando la nonna interviene sistematicamente per evitare loro frustrazioni, delusioni o fatiche, riduce le opportunità di apprendere che le proprie azioni hanno conseguenze e che è possibile fronteggiare le difficoltà.

Le ricerche in psicologia dello sviluppo evidenziano effetti specifici dell’iperprotezione da parte delle figure di accudimento: ridotta capacità di gestire lo stress e le difficoltà in modo autonomo, sviluppo di un locus of control esterno dove si tende ad attribuire successi e fallimenti a fattori esterni piuttosto che alle proprie azioni, difficoltà nel processo di individuazione e separazione fondamentale in adolescenza. La costruzione di un’identità autonoma richiede infatti la possibilità di prendere decisioni e sperimentarne gli effetti.

Un adolescente che sa di poter aggirare le decisioni genitoriali attraverso la nonna può sviluppare modalità relazionali basate sulla divisione degli adulti e sulla ricerca del miglior offerente, modalità che rischiano di estendersi ad altri contesti significativi, come la scuola o le future relazioni affettive. La confusione rispetto ai confini e alle regole familiari aumenta il rischio di dinamiche manipolative tra le figure adulte.

Il conflitto generazionale: quando i genitori si sentono sminuiti

La questione più delicata riguarda l’erosione dell’autorevolezza genitoriale. Quando mamma e papà stabiliscono una conseguenza educativa o assegnano una responsabilità e la nonna interviene annullandola, il messaggio implicito per l’adolescente è chiaro: i tuoi genitori sbagliano, io so meglio di loro cosa è giusto per te.

Questo fenomeno è descritto in terapia familiare come triangolazione: il figlio diventa il terzo vertice di un conflitto tra adulti, con alleanze preferenziali che indeboliscono la coppia genitoriale e rendono meno chiara la gerarchia familiare. In una fase come l’adolescenza, in cui è normale mettere alla prova i limiti, la mancanza di coerenza tra le figure adulte può aumentare il conflitto e rendere più difficile interiorizzare regole e responsabilità.

Strategie concrete per ristabilire l’equilibrio

Affrontare questa situazione richiede delicatezza, fermezza e una visione a lungo termine del benessere di tutti i membri della famiglia, nonna compresa. La letteratura sulla collaborazione tra genitori e nonni evidenzia che confini e comunicazione chiara riducono i conflitti e gli effetti negativi sullo sviluppo degli adolescenti.

Il primo passo è un confronto diretto e rispettoso con la nonna, possibilmente quando gli animi sono calmi e non nell’immediatezza di un conflitto specifico. Riconoscere il contributo positivo dell’altro adulto, prima di introdurre il tema del conflitto, riduce la reattività difensiva e facilita l’alleanza. Frasi come sappiamo quanto ami i ragazzi e quanto la tua esperienza sia preziosa, ma abbiamo bisogno che tu ci sostenga in questo percorso educativo aprono la comunicazione senza creare difese.

Definire ruoli e confini chiari è essenziale. La nonna può mantenere un ruolo prevalentemente affettivo e di supporto, distinto dal ruolo educativo e decisionale primario dei genitori, per evitare confusione e conflitti. Stabilire insieme quali aree sono di competenza genitoriale esclusiva, come orari, gestione del denaro, uso della tecnologia e conseguenze disciplinari, e quali possono essere più flessibili aiuta a ridurre le zone grigie che generano tensioni.

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Un approccio efficace è coinvolgere la nonna come alleata nel progetto educativo piuttosto che come figura alternativa ai genitori. Spiegare le motivazioni pedagogiche dietro certe scelte, come vogliamo che impari a gestire le conseguenze delle sue azioni per prepararla alla vita adulta, trasforma la resistenza in collaborazione e si allinea con i principi di genitorialità autorevole, associata a migliori esiti in termini di autonomia e adattamento negli adolescenti.

Quando è necessario prendere decisioni difficili

Se, nonostante il dialogo e i tentativi di mediazione, la nonna continua a sabotare sistematicamente le decisioni genitoriali, può diventare necessario ridefinire la frequenza e le modalità degli incontri con i nipoti, in modo da proteggere la coerenza del progetto educativo. Questa scelta, estremamente dolorosa, va presa solo quando il danno educativo e relazionale supera i benefici del rapporto nonni-nipoti.

In questi casi, il supporto di un terapeuta familiare può fare la differenza, offrendo uno spazio neutro dove far emergere dinamiche nascoste e negoziare nuovi accordi. La gestione dei conflitti intergenerazionali, dei confini e della triangolazione rappresenta un ambito tipico di intervento della terapia familiare, con evidenze di efficacia nel migliorare il funzionamento relazionale e il benessere dei figli.

Educare un adolescente all’autonomia significa anche insegnargli che gli adulti di riferimento possono avere visioni diverse ma sono chiamati a confrontarsi in modo rispettoso. Gestire questo conflitto con maturità e senza denigrazioni reciproche diventa esso stesso un insegnamento prezioso: offre al ragazzo un modello concreto di come affrontare i disaccordi mantenendo intatti i legami affettivi.

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