Le calle sono spesso scelte per la loro eleganza senza tempo. Un solo stelo, con la sua curva verticale e il fiore a imbuto, può dare più carattere a un vaso che un intero mazzo di margherite. Ma chi ha provato a coltivarle in vaso o ad acquistarle recise per ornare la tavola lo sa: la loro bellezza è effimera. Anche nelle migliori condizioni, le calle recise iniziano ad afflosciarsi dopo pochi giorni. E quando le foglie iniziano a ingiallire e i bulbi sembrano esausti, la tendenza è quella di gettare tutto nei rifiuti.
Eppure, dietro a questo gesto apparentemente inevitabile si nasconde un’opportunità spesso trascurata. La pianta che ha appena terminato il suo ciclo ornamentale porta con sé un potenziale nascosto fatto di materia organica ricca, strutture vegetali particolari e possibilità di riuso che vanno ben oltre la semplice bellezza estetica. Non si tratta di una visione romantica del giardinaggio, ma di caratteristiche fisiche e chimiche concrete che meritano attenzione.
Il problema è che la maggior parte di chi coltiva o acquista calle non conosce queste possibilità . La mancanza di informazioni specifiche fa sì che ogni anno tonnellate di materiale vegetale potenzialmente utile finiscano nei cassonetti dell’indifferenziato, quando invece potrebbero rappresentare una risorsa preziosa per chi pratica orticoltura domestica, giardinaggio sostenibile o semplicemente desidera ridurre la propria impronta ecologica.
Quello che rende particolare la calla, dal punto di vista del riutilizzo, è la combinazione unica delle sue caratteristiche botaniche. Appartiene alla famiglia delle Araceae, un gruppo di piante che presenta strutture anatomiche distintive: bulbi densi di riserve energetiche, foglie ampie e coriacee, gambi cavi ma resistenti. Ciascuna di queste parti, anche dopo l’appassimento, conserva proprietà che possono essere sfruttate in modi diversi e complementari.
Il bulbo: più utile di quanto sembri
I bulbi delle calle, dopo aver sostenuto la crescita della pianta e la produzione del fiore, tendono a perdere consistenza. Diventano più morbidi, a volte mostrano macchie scure, smettono di emettere nuovi germogli. A prima vista sembrano completamente esauriti, privi di qualsiasi valore residuo. Ma questa percezione è solo parzialmente corretta. Ciò che è esausto è la capacità di generare nuova vita vegetativa; ciò che rimane è un concentrato di composti organici che il terreno può assorbire e trasformare.
Gli ossalati di calcio presenti nelle piante della famiglia Araceae si degradano completamente durante il compostaggio aerobico, senza lasciare residui tossici. Questa informazione è fondamentale, perché molti evitano di compostare bulbi di calla proprio per il timore che queste sostanze possano contaminare il compost o danneggiare altre piante. In realtà , il processo di decomposizione microbica neutralizza gli ossalati, rendendo il materiale risultante perfettamente sicuro per l’utilizzo in giardino.
Inseriti nel compost domestico o interrati direttamente nelle aiuole, i bulbi esausti rilasciano lentamente nutrienti essenziali. Sebbene non esistano ancora studi specifici che quantifichino con precisione il rilascio di potassio, fosforo e carboidrati complessi dai bulbi di calla compostati, le ricerche generali sui residui di bulbose confermano che questo tipo di tessuto vegetale contribuisce in modo significativo all’arricchimento del suolo. Il potassio, in particolare, favorisce la fioritura di molte piante estive, mentre il fosforo è essenziale per lo sviluppo radicale.
Per evitare squilibri nel compost, è utile spezzettare i bulbi e mescolarli con materiale secco come foglie, carta non trattata o segatura non resinosa. Nel giro di qualche settimana, i resti della calla si trasformano in humus soffice, utile anche per le piante in vaso. Chi pratica la vermicoltura, l’allevamento di lombrichi per la produzione di humus di alta qualità , troverà nei bulbi delle calle un buon integratore di materia organica: gli ossalati vengono scomposti durante il processo di digestione microbica e non comportano rischi per le colture successive.
Foglie e gambi: risorsa inaspettata
Ma non è solo il bulbo a meritare una seconda vita. Le foglie delle calle rappresentano un altro elemento spesso sottovalutato. In molti giardini queste piante vengono coltivate quasi più per la bellezza delle foglie che per i fiori. Le foglie sono grandi, lisce e cuoriformi, spesso attraversate da venature decorative che le rendono quasi scultoree. Quando la pianta deperisce o le foglie iniziano a piegarsi verso il suolo, è facile considerarle inutili. Eppure, proprio grazie alla loro forma e composizione, rappresentano un’eccellente risorsa per chi pratica orticoltura o cura aiuole fiorite.
Le foglie larghe di piante come la calla riducono significativamente l’evaporazione del suolo in climi mediterranei. Essiccate moderatamente o lasciate appassire naturalmente, possono essere usate per pacciamare aiuole esposte al sole, rallentando l’evaporazione dell’acqua, oppure vasi di piante sensibili, come le ortensie, per mantenere costante l’umidità . Sono particolarmente utili anche per proteggere trapianti recenti, creando una barriera termica che difende le radici dalle temperature estreme, sia in estate che in autunno.

La loro ampiezza consente di coprire bene il terreno anche con un numero ridotto di foglie, riducendo la crescita di erbacce e migliorando la struttura superficiale del suolo. A differenza della paglia classica, le foglie delle calle si decompongono più lentamente, offrendo un ciclo protettivo di diverse settimane prima di ridursi a materia organica.
Se i bulbi e le foglie hanno una funzione immediata e facilmente comprensibile, i gambi delle calle aprono scenari più inaspettati. Chi ha provato a gettare i gambi dopo la fioritura li ha probabilmente notati: sono cavi, pieni d’aria, sorprendentemente resistenti anche dopo il taglio. Questa combinazione di caratteristiche non è casuale, ma il risultato di un adattamento anatomico che facilita il trasporto di gas in ambienti umidi.
Usati secchi o parzialmente induriti, i gambi delle calle possono essere trasformati in tutori biodegradabili per piantine fragili. Basta infilare il gambo leggermente nel terreno: il foro centrale consente addirittura il passaggio di piccoli fili o legacci morbidi, facilitando il sostegno delle piante rampicanti giovani. In orti rialzati, possono funzionare come canalizzatori d’acqua per micro-irrigazione, convogliando gocce verso radici sensibili senza disperdere umidità .
Essiccati completamente in luogo ventilato, i gambi delle calle prendono un colore tra il verde pallido e il marroncino chiaro, con una texture ruvida molto simile alla carta vegetale. Ciò li rende ideali anche per piccoli esperimenti di artigianato sostenibile: possono essere piegati, tagliati a segmenti di diverse lunghezze, incollati con colla naturale o usati come base per costruire figure stilizzate. A differenza di materiali sintetici, i gambi delle calle si decompongono in modo naturale e non contengono resine o colle tossiche.
Dal quotidiano all’estetica consapevole
Il passaggio da fiore ornamentale a materiale utile può sembrare un salto simbolico, ma nel caso della calla ogni parte della pianta ha qualità fisiche che la rendono non solo riutilizzabile, ma addirittura preferibile rispetto ad altri materiali già in uso. Un esempio concreto? L’impiego del fogliame delle calle come copertura temporanea per le semine autunnali. Oppure l’uso dei suoi gambi cavi in serre domestiche, dove assorbono e rilasciano umidità in modo graduale, creando condizioni microclimatiche favorevoli per germogli delicati.
Anche in ambienti urbani dove il compostaggio è limitato, le calle possono diventare protagoniste di una conversione circolare a piccola scala. Un vecchio bulbo esausto, se non compostato, può essere lasciato a seccare e trasformato in materiale educativo per attività con i bambini: il suo interno mostra le prime strutture radicali, i punti da cui nasce il germoglio, offrendo un’occasione concreta per osservare l’anatomia vegetale.
Molto spesso associamo il valore di una pianta al colore dei suoi fiori o alla rigidità delle sue foglie. Eppure, una calla disidratata, con il suo stelo piegato e le sfumature di marrone e grigio sulle nervature, ha una bellezza secca che ben si presta a installazioni minimaliste. Decoratori vegetali e florist designer usano le calle essiccate per creare centrotavola compositi, insieme a cortecce, erbe essiccate e licheni. I segmenti sfilacciati del gambo, se inumiditi leggermente con un nebulizzatore, possono essere arrotolati per creare piccole spirali ornamentali, da applicare su ghirlande o supporti da parete.
È qui che il recupero diventa non solo utile, ma anche creativo: un gesto consapevole verso il riuso, senza compromessi estetici. E con il vantaggio, non secondario, di non generare alcun rifiuto non biodegradabile.
Il fascino delle calle non finisce con l’ultima goccia d’acqua nel vaso. Ogni parte, anche dopo l’appassimento, contiene una funzione nascosta: nutrire il terreno, proteggere altre piante, sostenere germogli timidi o decorare spazi in modo sobrio ed ecologico. Questo tipo di riutilizzo non richiede conoscenze agronomiche avanzate, solo uno sguardo leggermente diverso sulla ciclicità vegetale e una disponibilità a sperimentare con materiali che di solito finiscono nell’immondizia. Nel lungo periodo, adottare pratiche come la compostazione dei bulbi, la pacciamatura con foglie larghe o il riutilizzo dei gambi in orto e artigianato può ridurre sensibilmente la quantità di rifiuti domestici e incrementare la salute del suolo. La prossima volta che le calle iniziano ad afflosciarsi, fermarsi un attimo prima di gettarle via può aprire scenari sorprendentemente concreti.
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